Non so se conoscete Marina Abramović, basterebbe cercare su Google per farsi un’idea, ma vorrei raccontarvela con i miei occhi.
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Alle superiori ho concluso il percorso scolastico con una tesi sul concetto di muro. Cercando un’opera d’arte da collegare alla Muraglia Cinese, ho scoperto Marina Abramović.
È una donna così controcorrente che a volte sconcerta anche me.
Ha scelto di mettere il proprio corpo a servizio dell’arte, fino a fare cose estremamente pericolose. Si metteva nelle mani del pubblico, come se fosse una tela bianca e gli spettatori potessero fare di lei tutto quello che volevano.
Era una ribelle, e io già simpatizzavo per lei a priori.
Ora entra in gioco quello che mi ha rapita: ha conosciuto un uomo, Marina, con cui ha intrapreso una relazione amorosa e lavorativa. Hanno iniziato a fare performance insieme.
Nel 1988 mettono in scena una performance della durata di 90 giorni: entrambi partono da uno dei due lati della Muraglia Cinese e camminano, camminano, camminano fino a quando si incontrano a metà del muro.
Dopo 90 giorni in solitudine in cui si sono camminati incontro, quando si sono riabbracciati hanno capito di essere giunti alla conclusione della loro relazione in entrambi i campi.
Non si sono più visti per 22 anni.
Una vita intera.
Poi, nel 2010, il MoMA dedica una mostra a Marina in cui 1545 persone si sono sedute di fronte a lei, in totale silenzio, fissandola negli occhi dall’altra estremità di un tavolino di legno.
Tra i tanti visitatori che le si sono seduti davanti, c’era anche Ulay. Dopo 22 anni, a sorpresa, si è rivista di fronte l’uomo della sua vita nel momento in cui stava mettendo in scena il silenzio.
Marina piange, in rigoroso silenzio, ed è come vedere una montagna che crolla sotto il peso dell’amore. Una valanga, degli argini che non reggono.
Marina e Ulay sono la dimostrazione che il legame tra due anime è indipendente da quello che i contenitori decidono di fare, se c’è riesce ad ATTRAVERSARE I MURI.
Dopo 22 anni che non vedevano gli occhi l’uno dell’altra, la prima cosa che pensa chi li osserva è: amore.
Vi scrivo dell’amore perché è l’unica cosa che mi fa credere che ogni muro può venir fatto a brandelli.
"Attraversare i muri" è l'autobiografia più puntuale, coinvolgente e illuminante che abbia mai letto. Se voleste conoscere Marina come se fosse un'amica, questo è il libro giusto.
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