India,
carissima e dolcissima India.
Vorrei dirti tante cose ma quella che più mi preme, che mi sta danzando dentro da quando ho aperto la prima pagina del tuo libricino, è che tu sai proprio scrivere.
Non nel senso che sai come si coniugano i verbi o dove è meglio inserire le virgole.
Intendo proprio che tu sai fare quella magia che riesce solo ai grandi scrittori: sai metterti nelle mani dell’arte e diventarne tramite, mezzo, braccio, penna.
Sai scrivere, India, e quando lo fai con il cuore si vede: riesci a toccare quello degli altri, ad insinuarti con i tuoi personaggi tra vene e piastrine e fermarti lì, nel mezzo di quel muscolo che pulsa vita.
Vorrei dirti grazie per avermi proposto il tuo lavoro: mi succede raramente di trovare qualcuno in grado di farmi sentire capita ed estremamente vulnerabile in una manciata di pagine. Tu già dalle prime righe sei riuscita a spingermi di fronte ad uno specchio, a guardare il mio riflesso concentrandomi sulle cicatrici che mi sono fatta negli anni e a scendere a patti con tutto quello che significano oggi, per me.
Mi hai accompagnata, con le tue storie e chi le abita, a passeggio sul viale dei ricordi, riaccendendo in me quello che provavo quando mi rifugiavo in un parco per scrivere, negli anni la scrittura era la mia unica fonte di gioia, la mia unica spalla, il mio unico amore, la mia unica amica.
Non avevo altro, al mondo, che mi facesse sentire importante. Era tutto il mio universo, e per quanto vivessi in mondi di carta, sentivo di non aver bisogno d’altro.
Mi piace pensare che scrivere faccia provare le stesse sensazioni anche a te.
Da quello che ho potuto leggere, si, sono sicura che scrivere sia per te aria come lo è sempre stato per me.
Grazie per esserti fidata di me,
Vanessa
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