“Ma restiamo con i piedi per terra” è un libro che odora di erba schiacciata, di sudore e di nebbia. È il romanzo che tutti i calciatori di terza categoria stavano aspettando.
Uomini con una famiglia, con un lavoro sfiancante, con il cane da portare a passeggio e i figli da ritirare all’asilo.
Uomini con un sogno nel cassetto che non se n’è mai andato, che è ancora lì, ingombrante e tenace.
Uomini che nonostante tutto non riescono a perdere la voglia di alzarsi presto la domenica mattina, di indossare gli scarpini e calpestare quel rettangolo verde, che poi il più delle volte è fatto di fango.
Correre dietro ad un pallone, per tornare a respirare.
Per questi uomini il calcio scorre miscelato al sangue, indivisibile.
Non è uno sport, per loro: è aria, cibo, benzina, farmaco, dessert, amore.
Andrea ha saputo raccontare tutto questo in modo sincero e coinvolgente, e non voglio nascondervi che più di una volta, durante la lettura, ho avuto i brividi: ho inspirato l’odore di muffa di quei borsoni e mi sono sentita in piedi sugli spalti a fare il tifo con il cuore in gola, insieme a tutti quei folli tifosi che ancora credono, sempre credono, nella loro squadra di provincia.
È un libro, quello di Andrea, che sa coinvolgere ed emozionare, che sa abbracciare il lettore come si fa dopo il gol della vittoria.
In questo momento, poi, acquista un valore ancora maggiore: non solo racconta di quello che c’è stato, ma di quello che non vediamo l’ora di tornare a vivere, non solo dal divano di casa.
In questi mesi, in questi giorni, nei prossimi, ci sono bambini, ragazzi e uomini che si vedono privati del loro stesso sangue, che soffrono l’assenza del movimento e dell’emozione che un pallone e qualche amico possono regalare.
Che voi ci crediate o no, un pallone e qualche amico possono fare la differenza, possono rischiarare una giornata, possono dare uno scopo per continuare a rispettare tutti i frenetici impegni.
Sono pagine che odorano di tutto quello che ho detto prima, ma forse mi ero dimenticata di dire che hanno anche un sapore, questi fogli: sanno di unione, di sofferenza, di orgoglio, di amore e hanno un retrogusto di famiglia.
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