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Scendo all'inferno ma mi fermo in paradiso // Padre Anonimo

non mangiavo più.


Non ne ho mai parlato, e vorrei non farlo ancora per un po’, ma era giusto dirvelo prima di raccontarvi questo libro.


Avevo lo stomaco cucito a punto croce, e chi teneva l’ago ero io.

Non mangiavo, ad ogni pasto saltato mi sentivo forte e fiera, intoccabile, sopra ogni cosa.

Sceglievo io quello di cui avevo bisogno, e il cibo credevo non fosse tra le mie priorità.


🐚 Quando il Papà Anonimo mi ha scritto per presentarmi il suo libro, mi si è disintegrato il cuore.


Sapevo che, per me, sarebbe stata una sfida importante riuscire a parlarne una volta finita la lettura.

Sapevo anche che forse non ci sarei riuscita, ma ho accettato lo stesso, perché ho pensato fosse necessario ascoltare anche la sua storia, quella di questa giovane donna che, come me, misurava tutto in leggerezza.


Era giusto ascoltare, assimilare, riflettere e parlare.


🐚 E quindi sono qui, oggi, a dirvi che non è un libro che cambia la vita, ma che in tutta sincerità cerca di fermare su carta quanto (la vita) sia unica ed irripetibile.


È un libro che vi consiglio con tutta la delicatezza di cui sono capace: probabilmente sono di parte, ma solo per il gesto fatto da questo Papà credo meriti una possibilità.

Avrei voluto anche io qualcuno che si sedesse la sera davanti al pc per cercare di trarre una lezione da regalarmi domani, quando contare le calorie, misurarsi con il metro da sarta e sputare i bocconi di carne in giardino sarebbero stati solo un brutto ricordo.


🐚 Vorrei dire grazie a questo Papà anche a nome di sua figlia: queste pagine somigliano un po’ ad una lunga lettera d’amore, ad un messaggio di speranza che grida “Ti voglio bene, ce la farai, io sono qui che ti guardo le spalle”.




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