« per molto tempo non ho avuto il coraggio di farlo. Poi mi sono detta che dovevo tentare, e alla fine ci sono riuscita. Perché sapevo che là dentro sarei morta. E io invece volevo vivere ».
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Misoginia e violenza psicologica sono il piatto forte del variegato menù che Emanuela Canepa ci offre nel suo primo romanzo: non c’è bisogno di spiegarvi la trama, è una storia che gli animali femmina conoscono troppo bene.
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Tutte noi, consapevoli o meno, siamo state oggetto di molestie sul posto di lavoro.
Non c’è da vergognarsi, è un dato di fatto.
Tutte noi, consenzienti o meno, siamo state oggetto di attacchi verbali.
Non c’è da scandalizzarsi, anche portare fuori la spazzatura può essere un momento in cui ci vengono rivolte molestie verbali da perfetti sconosciuti.
Tutte noi, preparate o meno, siamo state sminuite perché femmine.
Non c’è da stupirsi quando le nostre qualità intellettuali o la nostra esperienza vengono sorpassate, in un tratto di strada a linea continua, dal nostro essere donne: il mondo presta più attenzione alla lunghezza della nostra gonna e alla profondità della nostra scollatura piuttosto che ai nostri requisiti, talenti, pregi.
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Se sei donna, prima o poi ti ritroverai sul ring della vita, con i guantoni ben stretti e un avversario imbattibile all’angolo opposto: la misoginia.
È inevitabile ricevere più colpi di quanti riuscirai a sferrarne.
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Se sei donna, e il tuo avversario ti massacra di botte da generazioni, probabilmente non puoi far altro che piegarti, no?
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NO.
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L’animale femmina che sei, che sono, che siamo non è figlio di una specie che si può contenere, legare, ingabbiare.
L’animale femmina che per secoli si è creduto fosse giusto incatenare ha trovato il modo di liberarsi.
La misoginia andrà al tappeto e il nostro pugno verrà alzato al cielo in segno di vittoria quando saremo in grado, ognuna per se stessa e tutte insieme per l’intero genere femminile, di non prestarle più attenzione.
Il mondo non smetterà mai di toccarci, ma noi possiamo sottrarci al suo contatto quanto basta per essere libere di non finire mai più in gabbia.
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Nel mio riflesso, dopo aver letto questo libro, vedo i lineamenti di tutte le donne di ieri e di domani.
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