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Assumere la giusta postura nel presente: Alessandro Baricco @ Bergamo

Che postura assumere di fronte agli eventi attuali? Come vivo, in un mondo così?

Erano queste le domande a cui Alessandro Baricco ha tentato di rispondere durante l’intervento di questo lunedì 19 Settembre 2022 a Bergamo.

Per chi non è stato presente, “I Barbari” potrebbe essere il libro giusto per avvicinarsi alla sua lettura del mondo moderno.

Riassumendo brevemente: trent’anni fa è iniziata una rivoluzione anomala, una di quelle che ha lo stesso nocciolo delle tante rivoluzioni che hanno punteggiato la storia del mondo, e cioè distruggere i privilegi dell’élite (politica, economica, culturale).

Un nuovo mondo che fa la guerra al vecchio mondo. Perché allora la consideriamo anomala? Perché tutte le rivoluzioni che conosciamo non sono passeggiate, corrispondono a sangue versato e violenze, battaglie e lotte.

In questa, invece, non c’è sangue che scorre.

È una rivoluzione digitale, che poi solo digitale non è più: si applica ad ogni aspetto della vita di tutti i giorni, rendendo accessibile ai molti quello che - tradizionalmente - è stato privilegio di pochi. Abbatte muri senza ghigliottinare teste.

Abbattere muri, poi, significa scegliere di giocare in campo aperto: abbandonare quei valori, pilastri, roccaforti che hanno accompagnato il mondo fino a buona parte del Novecento.

Giocare in campo aperto significa, automaticamente, assumersi rischi: il rischio di non avere già protezioni, il rischio di essere completamente esposti, il rischio non potersi rifugiare da nessuna parte quando esplode la tempesta.

Significa prendersela tutta, e ballare sotto la pioggia. Il fatto è che questa rivoluzione - che Baricco racconta egregiamente ne “I Barbari” e poi in “The Game” - con la Pandemia si è arrestata. L’ondata rivoluzionaria, il costante progresso e cambiamento, con l’immobilità causata dalla Pandemia ha subito una battuta d’arresto non indifferente.

E quando si ferma il movimento, si spegne la luce.


E quindi, come possiamo stare in questo mondo senza luci?

Come viverlo, nel buio?


Albus Silente diceva che basta ricordarsi di accendere una luce, ma come fare?

Baricco per primo non sa come rispondere, prosegue per tentativi.

Io, d’altro canto, mi fido abbastanza della sua visione delle cose.

Non interamente - sia chiaro: stiamo parlando di un uomo dell’età di mio padre (sono davvero nati nello stesso anno, il 1958) che, come tale, ha goduto - e gode tutt’ora - di privilegi che una donna nata 37 anni dopo non può sentire propri.

Eppure ha sempre avuto quell’approccio audace, dettagliato e allo stesso tempo spocchioso nei confronti dell’accadere delle cose che mi ha rubato il cuore fin da subito, un po’ perché simile al mio, un po’ perché in grado di spiegarmi meccanismi che mai mi sono risultati chiari.


Il nostro mondo è dominato dalla paura.

I media ne fanno il pane quotidiano da servire alla mensa delle masse: il nostro presente è mitigato dal terrore e da quanto, quel terrore, riesce a farci “stare buoni”.

Lo abbiamo visto con gli attentati terroristici, con la pandemia, con la guerra in Ucraina, con la crisi climatica.

Abbiamo paura, tutti.

Chi più, chi meno, chi pubblicamente, chi di nascosto.

Abbiamo paura.


E quindi Baricco dice che in fondo a questa paura non ci si può sottrarre poi molto.

C’è uno storytelling collettivo che - inevitabilmente - ci condiziona: non prendo la metropolitana in una grande città perché ho paura di un attacco terroristico, non vado qui e non faccio questo perché ho paura di x, y e z.

È un veleno che abbiamo in circolo, non possiamo farci niente.

L’unica cosa da fare è capire come continuare a vivere.

Ecco: continuare a vivere.


Il modo migliore di stare nel mondo è essere, privatamente, la versione migliore di noi stessi.

Perché poi alla fine quello che siamo nel privato siamo nel pubblico.


E per esserlo dobbiamo puntare tutto sue due coppie di concetti:

paura - libertà, e paura - forza.

Facciamo un passo indietro: il contrario della paura, culturalmente, è associato al coraggio. Baricco non ne è molto convinto, crede che il coraggio non c’entri niente con la lotta alla paura.

E lo credo anche io.

Invece la vera battaglia si gioca sul campo delle libertà: contrapporre alla paura la libertà personale, la costruzione di una versione di noi stessi che sia libera. Da cosa? Dalle catene del mondo.


Il concetto che mi piace di più è quello legato alla forza, non intesa come forza personale ma come forza collettiva. È questo: la forza non è mai roba di uno di noi, ma roba di tutti. Non esiste forza che non passi dall’essere un legame tra molti. La chiave per liberarsi dalla paura sta nel rendersi parte di una cosa più ampia, sta nel farsi bosco insieme agli altri.


 

Ieri sera, in un auditorium seduta davanti al mio scrittore preferito, mi sono sentita piccola ed immensa allo stesso tempo. Ascoltare Alessandro Baricco, per me, è sempre stato catartico: riesco a vivere vite non mie, pensieri non miei, esperienze estranee sentendo tutto sotto la pelle, come se in realtà fosse tutto mio.

Ed è così che ho scelto di pormi in questo mondo strano e senza luce: come una persona che, in fondo, può essere tutti gli esseri viventi. Abolire i muri dei miei contorni e ritrovarmi così senza pelle, pronta a prendermi tutto quelle che del mondo riesce a passarmi attraverso. Bello e meno bello, non mi importa. La postura che voglio assumere è quella di chi non ha paura di sentire ogni singola emozione come se fosse sua.

Solo così, io, posso sentirmi viva.

Solo così, io, posso trovare il modo di riaccendere la luce.

Una piccola scintilla nel buio.




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