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inno ad Emily Dickinson

« Noi che abbiamo l’anima moriamo più spesso »

Quante volte ho creduto di essere diversa, di sentire tutto troppo profondamente, di venire da un altro pianeta.


Ho pensato spesso di essere destinata a soffrire non solo per me, ma anche per gli altri, per i bambini e gli anziani, per i cuccioli abbandonati e per i fiori strappati.


Poi ho capito di essere parte di un ristretto gruppo di persone, di non essere sola.


Sono una « senza-pelle », una di quelle persone destinate a farsi trapassare dalla vita, terreno fertile per le emozioni.


Emily era come me.

O meglio, io mi sento come lei.


« Una parola muorequando è detta

Dice qualcuno −

Io dico che proprio

Quel giornoù

Comincia a vivere. »


Grazie Emily, per avermi fatta sentire parte di qualcosa di grande.

Mentre ti leggevo tra queste pagine, ti ho sentita scendere, farti largo nella mia gabbia toracica, penetrante più a fondo, fino a mettere radici nel cuore.

Ti ho sempre qui, a guidarmi nella vita.

[ Riflessione nata durante la lettura de “Le città di carta” - Dominique Fortier, edito AlterEgo edizioni ]



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