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Dadaismo // riflessioni

Sul Dadaismo non ho mai avuto opinioni positive: nonostante lo abbia studiato attentamente, non riesco proprio a condividere il suo senso di scandalo e la sua follia distruttiva.

Allora perché ve ne parlo, se ancora non riesco a sopportarlo?

Perché tra i dadaisti c’era Marcel Duchamp, quello che ha preso degli oggetti comuni ( una pala da neve, uno scolabottiglie, un orinatorio ) e li ha messi in un museo. Per un’appassionata di arte “antica”, un sacrilegio; eppure studiare questo argomento mi ha permesso di avere un mezzo, per la prima volta, per capirne la filosofia.

Parliamo dell’orinatoio.

Duchamp ha scelto l’oggetto meno amato al mondo, meno esteticamente appagante, un prodotto in serie; e ne ha estrapolato un complemento artistico da esposizione.

L’ha firmato, datato, capovolto e messo su un piedistallo intitolandolo “Fontana”.

Secondo Duchamp, qualsiasi oggetto poteva diventare arte se presentato in un modo e in un contesto concerne alle regole che vincolano il mercato dell’arte.

Sosteneva che moltissime opere esposte in musei rinomati non erano altro che prodotti mediocri, innalzati ad “opere d’arte” solamente grazie al luogo d’esposizione.


Con la provocazione dell’orinatoio ha voluto dimostrare che le regole possono essere raggirate per dimostrare la loro inconsistenza.

Duchamp voleva interrogare lo spettatore attraverso lo scandalo, e chiedergli: adesso che è esposto in uno dei più importanti musei del mondo, anche un orinatoio può essere arte?


Che ci crediate o no, da quel momento Fontana è considerata un’opera d’arte.

Non avrei mai pensato fosse possibile, eppure ho capito qual’era il cambiamento che desiderava vedere.

E mi sono ritrovata a tifare per lui.

Sono ancora contro i dadaisti, ma ora guardo a Duchamp in modo diverso: riesco a capirlo, a sentirmi vicina a lui in quella lotta estrema verso un sistema ancora vittima della propria tradizione.

Amo l’arte antica, ma non disprezzo più, a priori, quella moderna.

Il Dadaismo è stato contraddizione pura: con l’obiettivo di distruggere l’arte così come l’abbiamo sempre considerata, non ha fatto altro che creare altra arte.




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