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Immagine del redattorelibridifuoco

Il fuoco addosso // Kim Phúc Phan Thi

Qualche giorno fa ho dato un esame di cinema e tutto quello a cui ho pensato nel mentre era Kim e la sua corsa nuda, bruciante, terribilmente dolorosa.

Una parte del programma si concentrava sulla produzione del regista Harun Farocki (che vi consiglio sinceramente di recuperare): il suo lavoro che mi ha colpita maggiormente è stato “𝘈𝘯 𝘪𝘯𝘦𝘹𝘵𝘪𝘯𝘨𝘶𝘪𝘴𝘩𝘢𝘣𝘭𝘦 𝘧𝘪𝘳𝘦”, rappresentazione in video della guerra del Vietnam.

Farocki ha sempre sostenuto una teoria: non ci sono mai motivazioni valide per mostrare delle immagini di corpi mutilati in grandi tragedie come le guerre, i genocidi, gli attentati.

Secondo lui, in questo modo si andava a produrre una seconda violenza nei confronti delle vittime.

Per questo motivo, quando Farocki decide di raccontare la guerra del Vietnam, sceglie di non servirsi delle immagini simbolo di questo conflitto, immagini capeggiate dallo scatto che vede Kim come protagonista.

Farocki sceglie di raccontare il suo dolore e quello degli altri civili coinvolti passando attraverso se stesso: il film inizia con lui che sta solo davanti alla telecamera e racconta l’esperienza di una vittima del napalm. Finito il monologo, Farocki si spegne una sigaretta sul dorso della mano.

“𝗨𝗻𝗮 𝘀𝗶𝗴𝗮𝗿𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗯𝗿𝘂𝗰𝗶𝗮 𝗮 𝟰𝟬𝟬 𝗴𝗿𝗮𝗱𝗶.

𝗜𝗹 𝗻𝗮𝗽𝗮𝗹𝗺 𝘀𝗶 𝗶𝗻𝗳𝗶𝗮𝗺𝗺𝗮 𝗮 𝟯.𝟬𝟬𝟬”

Questo dice, per portare il Vietnam più vicino, realmente percepibile attraverso il calore di un fuoco che tutti, bene o male, conosciamo.

In questa foto, Kim sta bruciando a 3000 gradi.

Il fuoco le sta divorando la pelle come il più famelico dei leoni.

Non credo di avere parole per descrivere la sensazione che mi è rimasta sul corpo leggendo la sua vita da quel momento in poi, ma forse posso provare a dire due parole sulla sua:

Kim è una fenice.

Rinata dalla cenere.

𝗙𝗼𝗿𝗴𝗶𝗮𝘁𝗮 𝗻𝗲𝗹 𝗳𝘂𝗼𝗰𝗼.

Non mi sono mai resa conto del peso di queste parole prima di tuffarmi nel dolore di chi, come Kim, ha sentito su tutto il corpo delle bruciature di sigaretta moltiplicate per 7.

400 gradi, moltiplicati per 7.

2.800.

Se il dolore avesse un nome, credo che si chiamerebbe Napalm.




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