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La compagnia dell'anello // J.R.R. Tolkien

Non ho mai letto il Signore degli Anelli!

Siete sconvolti, vero?


Il fatto è che non ho mai sentito alcun richiamo verso l’universo creato da Tolkien: mi è sempre apparso troppo surreale, confuso, difficile da capire e, devo ammetterlo, poco accattivante.


Poi però @libribompiani mi ha proposto il secondo volume della saga nella nuova traduzione e io ho colto la palla al balzo per convincermi ad acquistare il primo e il terzo per immergermi nel mondo delle #TerrediMezzo.


Ho deciso di vedere prima i film nella versione integrale, affiancata dal mio entusiasta fidanzato a cui ancora spuntava la pelle d’oca durante le scene più salienti.


Così poi mi sono immersa nella lettura del primo volume con un pizzico di preparazione in più e un po’ di paura in meno; e ne sono uscita cambiata, più sognatrice, con gli occhi pieni delle ambientazioni create magistralmente da Tolkien, scrittore dal talento stupefacente.

Leggendo mi sono sentita parte integrante della Compagnia, mossa dallo stesso scopo degli hobbit, pronta a camminare nelle miniere più buie e sui sentieri più scoscesi con i miei piedoni grandi e la speranza incastrata tra le ciglia.

Ho sentito sulla pelle la bellezza dell’inclusione creatasi nel gruppo composto da rappresentanti di tutte le Terre di Mezzo: ho contato gli avversari uccisi insieme a Legolas e Gimli, percepito passioni contrastanti tipiche degli umani insieme a Boromir, creduto in un bene maggiore di fianco ad Aragorn.


Vorrei dire una cosa sola ai miei compagni (perché questo sono diventati) de “La compagnia dell’anello”: 𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗼 𝗹𝗮 𝗺𝗲𝘁à 𝗱𝗶 𝘃𝗼𝗶 𝘀𝗼𝗹𝘁𝗮𝗻𝘁𝗼 𝗮 𝗺𝗲𝘁à; 𝗲 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗼, 𝗽𝗲𝗿 𝗺𝗲𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗲𝘁à 𝗱𝗶 𝘃𝗼𝗶, 𝗺𝗲𝘁à 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗮𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗺𝗲𝗿𝗶𝘁𝗮𝘁𝗲.




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