“Adora l’amore, Marcus. Fanne la tua conquista più bella, la tua sola ambizione. Dopo gli uomini, ci saranno altri uomini. Dopo i libri, ci sono altri libri. Dopo la gloria, ci sono altre glorie. Dopo il denaro, c’è ancora il denaro. Ma dopo l’amore, Marcus… dopo l’amore, c’è solo il sale delle lacrime.”
Harry Quebert è riuscito a farsi amare da milioni di persone come se fosse un uomo vero, sbattuto su tutti i notiziari per esser sospettato della morte di una ragazzina.
I fatti di cronaca, il dramma della cittadina di Aurora e lo shock in seguito alla scoperta della relazione amorosa tra Harry e la vittima, nonostante la consistente differenza d’età tra i due; sono risultati reali e palpabili per tutta la durata della lettura.
Non sono un’esperta di gialli, e tantomeno un’occasionale lettrice del genere: ho sempre prediletto letture intense, cariche di insegnamenti, poetiche, emozionanti.
Mai avrei pensato di provare le stesse sensazioni tra le pagine di questo libro.
E allora perché acquistarlo?
Perché si rischia, e “chi osa vince” ci insegna Harry tra queste pagine.
Scrivere questa recensione mi risulterà decisamente complicato: non mi piace parlare di quello che succede in un libro, ma in questo caso è quasi impossibile raccontare di ciò che non succede e che ci rimane addosso.
Quello che rimane - di questo libro - sono i sapori della vicenda in sé: le dinamiche, i rapporti tra i personaggi, le scoperte improvvise, gli arresti, le nuove piste su cui il caso inizia ad articolarsi, i fraintendimenti, e l’amore tra Nola ed Harry.
Provando ad evitare gli spoiler, vi racconterò come ci si sente a leggere questo fenomeno editoriale nato dalla penna di Joël Dicker.
Innanzitutto, il tatto è stato quello, dei cinque sensi, che mi ha portata a provare un piacere immenso durante questa lettura. Il merito è sicuramente di Bompiani (che amo follemente per le edizioni bellissime che realizza): il volume è spesso, imponente, e tenerlo tra le mani durante le sere di pioggia, sfogliarlo e sentire il suo peso nella borsa quando me lo portavo fuori casa, è stata una delle principali caratteristiche che mi ha invogliata a sapere, a leggere, a voler diminuire il più in fretta possibile le pagine che mi separavano dal retro della copertina.
La scrittura è limpida, fluida, veloce.
Di conseguenza, la lettura è rapida e curiosa, e le informazioni scivolano sulla pagina come acqua da una cascata.
Il termine perfetto per descrivere questo romanzo credo sia INGLOBANTE.
Quando leggi la storia di Nola e del mistero della sua morte, vieni risucchiato dalle ambientazioni, dai dialoghi, dai dettagli, dal mare, dalle sofferenze.
Ti ritrovi totalmente inghiottito in quest’opera, portato via dal mondo, e ributtato bruscamente nella realtà una volta concluso il romanzo.
Penso che questo sia quello a cui ogni scrittore dovrebbe puntare: tener incollato il lettore e farlo sentire un estraneo nella sua stessa realtà.
Credo sia un enorme successo riuscire a rapire uno spettatore con le proprie parole, permettendogli di vivere da protagonista una vita non sua che, però, per qualche giorno gli appartiene.
Quando ho acquistato il romanzo non sapevo a cosa sarei andata incontro: l’unica certezza era la mia assenza di aspettative. Mi succede sempre quando leggo recensioni contrastanti e, anche in questo caso, ho sentito il bisogno di farmi una mia opinione a riguardo.
La conclusione è che ho amato follemente moltissime scelte dell’autore, come quella di inserire delle brevi frasi all’inizio di ogni capitolo, per dar luce agli insegnamenti con cui Harry ha irrigato la figura di Marcus, suo allievo e discepolo. Da sognatrice e lettrice abituata a pagine più emotive che pratiche, ho davvero ascoltato i consigli di Harry come se fossero stati rivolti a me e ho riflettuto su quanto quest’opera possa essere riassunta con l’elogio ai fallimenti di Quebert.
Ognuno dovrebbe imparare ad amare i propri fallimenti, le proprie cadute, i propri sbagli. L’accettazione e la comprensione dei nostri “punti deboli” sono la chiave della crescita. E i personaggi in quest’opera crescono sotto i nostri occhi, in maniera molto discreta e delicata, proprio come se si trattasse di persone reali.
La storia d’amore tra Harry Quebert, rinomato scrittore e docente universitario, e Nola Kellergan, cameriera quindicenne, non mi ha sconvolta.
Al contrario di molti, ho capito seriamente i meccanismi che hanno spinto questi due personaggi l’uno verso l’altra: soprattutto nella figura di Harry si riesce a notare il combattimento tra istinto e ragione, tra testa e cuore, tra deplorevole e giusto (non per gli altri, ma per sé).
Vorrei aprire una piccola parentesi per appuntare una nota di merito a Dicker.
La descrizione di Nola mi è arrivata nitida e vera come poche volte mi capita di fronte a personaggi fittizi. Nola è davvero quella patetica ragazzina di quindici anni di cui leggiamo in queste pagine. Ho scritto patetica perché è esattamente così che arriva il personaggio al lettore: circondato da un alone di pateticità totale, e per questo realistico all’inverosimile. L’autore è stato in grado di creare perfettamente il comportamento, i sogni, la disperazione di una ragazzina che si innamora follemente. Nola è pazza d’amore come solo a quindici anni si può essere, e Dicker ha compiuto un miracolo nella realizzazione di questo personaggio complesso, ingenuo e contorto (chi ha letto l’opera sa esattamente di cosa sto parlando). Sono rimasta completamente spiazzata dalle svolte che hanno visto protagonista il personaggio di Nola, e fino alle ultime pagine non sono stata in grado di comprendere chi e perché avesse deciso di uccidere la ragazza.
In conclusione, quello che mi è rimasto della relazione travagliata tra Quebert e Nola che pare essere la causa scatenante di tutte le vicende, è l’idea che non per tutti deve essere giusto e comprensibile ciò che invece è giusto per noi. Quando si tratta di sentimenti e di affinità, per quanto possa risultare sbagliato ad occhi esterni, si può considerare giusto solo ciò che si vive e come lo si vive.
Harry e Nola si amavano, di quegli amori che se si è fortunati si provano solo una volta nella vita, e chiunque li avrebbe giudicati e additati se visti dall’esterno. Il loro esempio credo sia un chiaro invito ad un giudizio consapevole, all’assenza di pregiudizi, alla comprensione, al saper andare oltre i limiti delle convenzioni.
Sarà che devo sempre trovare qualche spunto di riflessione in quello che leggo, e se non lo trovo espresso esplicitamente devo confezionarmelo con le mie mani, con tanto di fiocchettino in cima.
In attesa di leggere un altro romanzo di Dicker vi consiglio vivamente di ritagliarvi una parentesi del vostro tempo per questo libro.
Sarà un buon regalo, credetemi.
Probabilmente non uno di quelli che vi cambierà la vita, ma sicuramente uno di quelli che ricorderete con il sorriso e un pizzico di nostalgia.
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