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Legami di sangue // Octavia E. Butler

È il 1976, l’anno del bicentenario dell’indipendenza americana.


Dana e Kevin sono una coppia mista – lei nera, lui bianco – che guarda con fiducia al proprio futuro nella tollerante e progressista California. Ma un giorno, mentre stanno sistemando i libri nella loro nuova casa, Dana si ritrova inspiegabilmente catapultata nel passato, nella piantagione schiavista dove vivevano i suoi antenati.


Da quel momento il suo destino si intreccerà con quello di Rufus, il ragazzino dai capelli rossi figlio del proprietario della piantagione, e di Alice, una bambina nera nata libera in un mondo che fa di tutto per negarle quella stessa libertà.


Dana dovrà rivedere le sue certezze di donna nera emancipata per adattarsi alla realtà, antica e incancellabile, che si trova di fronte, e tentare di salvare sé stessa e i suoi inconsapevoli compagni d’avventura.


Quando mi è stato presentato questo libro, ho capito subito che l’avrei sentito tanto mio nonostante il genere non fosse tra i miei preferiti.

Non sono fatta per la fantascienza e per i viaggi nel tempo, ma se questi abbracciano tematiche come la schiavitú, la privazione dei diritti umani e il razzismo sono pronta a tuffarmi nel genere.


Octavia attinge alla letteratura ottocentesca dei racconti di schiavi, seminandoci all’interno una visione femminile moderna, emancipata e consapevole della questione razziale.


Un libro che mi ha fatta sentire donna in un momento in cui era considerato più normale stuprare una donna nera che amarla.

Sono pagine, queste, capaci di far male e poi guarire, di accoltellare e poi ricucire, di sconvolgere per poi portare a riflettere.


Il fatto è che non vorrei che questo testo passasse inosservato perché, per la prima volta, mi sono trovata di fronte ad una storia nella storia, incentrata su come i carnefici diventano tali: come vengono educati, perché fanno quello che fanno, cosa li differenzia dalle vittime.

Una storia, quella di Dana, di Rufus e di Alice, che si fa “documentario” di ciò che si tramanda nella storia del rapporto tra schiavi e padroni, delle catene e delle umiliazioni.



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