Stasera sul lavoro mi è capitata una cosa, scusate l’ora ma volevo parlarne con voi.
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Lavoro in una libreria, all’interno di un centro commerciale e i clienti di questo centro commerciale sono pochi.
In turno sono da sola.
Stasera sono uscita dalla libreria vetril e panno alla mano, ho spruzzato la prima vetrina e ho iniziato a pulire.
Di colpo, sento la voce di un uomo poco distante da me, che dice: “Che cazzo vuoi?”.
Mi volto, e vedo quest’uomo seduto su una panchina nel corridoio del centro commerciale, a pochi metri da me. Mi sta fissando insistentemente.
Sono confusa, ma non rispondo e riprendo la pulizia.
Con tono più basso rispetto alla precedente imprecazione, questo “uomo” mi dice:
“Continua a pulire oppure vai a fare un pompino a qualcuno”.
Mi si è gelato il sangue nelle vene.
Ho respirato e sono rientrata in negozio.
Non avevo fatto cinque passi che già iniziavo a tremare.
Sono andata in magazzino, mi sono appoggiata al muro, ma non smettevo di tremare. Era come se avessi un terremoto sottopelle.
Tremavo per la paura, ma soprattutto per la rabbia. Per essermi sentita vulnerabile, esposta, in pericolo mentre stavo semplicemente lavorando. Alle 19:00. In un centro commerciale.
Uscita dal magazzino, l’uomo stava camminando, avanti e indietro, di fronte all’entrata del mio negozio. Fissandomi. L’ha fatto per un po’, e io non so davvero cosa si aspettasse, cosa volesse. Con tutto l’autocontrollo del mondo ho finto di lavorare, di sistemare libri, di usare il pc.
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Dentro, però, mi sentivo morire.
Perché sono una donna.
Perché sono una donna che ha avuto paura.
Perché sono una donna che di fronte ad un insulto del genere ha fatto la scelta più sicura: ignorare.
Avrei voluto urlare, reagire, impormi.
Avrei voluto ribellarmi a questa situazione che continua da secoli, e che non accenna a smettere.
Invece ho seguito alla lettera quello che mamma e papà mi hanno insegnato quando ho iniziato ad uscire da sola la sera: se sei sola e qualcuno si fa aggressivo nei tuoi confronti, non reagire, non puoi mai sapere chi hai di fronte.
Stasera ho capito che siamo tutte forti, quando non capita a noi.
Stasera ho capito che dobbiamo lavorare ancora tanto, soprattutto su noi stesse, per non sentirci deboli di fronte ad un uomo che vuole farci sentire tali.
Stasera ho capito che non si è sottomesse se non si replica, ma dovremmo sentirci abbastanza sicure per farlo. Ma non lo siamo mai.
Stasera ho capito che non è giusto, sentirsi così.
Stasera ho capito che non è giusto, vivere così.
Non è giusto.
Dovremmo dirlo, insieme, a gran voce: NON E’ GIUSTO.
[ 7 novembre 2019 ]
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