« Quanto cielo può sopportare una vita ? »
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Me lo sono chiesta spesso, durante la lettura, quanto cielo avessi collezionato nei miei anni.
Penso di potermi rispondere: « 𝘈𝘣𝘣𝘢𝘴𝘵𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘥𝘢 𝘴𝘢𝘱𝘦𝘳𝘦 𝘤𝘩𝘦, 𝘧𝘪𝘯𝘤𝘩è 𝘢𝘷𝘳ò 𝘶𝘯 𝘧𝘢𝘻𝘻𝘰𝘭𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘤𝘪𝘦𝘭𝘰 𝘴𝘰𝘱𝘳𝘢 𝘭𝘢 𝘵𝘦𝘴𝘵𝘢, 𝘴𝘢𝘳ò 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘭𝘪𝘣𝘦𝘳𝘢 ».
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Quando lo conosciamo, John è solamente un ricordo di se stesso: martoriato da una guerra fallimentare e tormentato dal ricordo dei dolorosi giorni passati al fronte come ufficiale.
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Rimarrà così, John, finchè non deciderà di preparare una valigia, nasconderci dentro la libertà che solo un pezzo di blu sopra la testa sa dare, aggiungerci un violino e partire.
Se preferite, possiamo chiamare le cose con il loro nome: il bagaglio leggero e la partenza imminente non sono ciò che precede una vacanza, al contrario si tratta del disperato tentativo di fuga dell’ufficiale dall’imminente richiamo alle armi.
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Un uomo come John, che in battaglia ha perso tutto compreso se stesso, quando approda alle Isole Ebridi non pensa che riuscirà a ritrovare tutte le cose che ha smarrito. Non lo spera nemmeno, finchè non si imbatte in una donna eccezionale, capace di essere per lui, inconsciamente, stella polare nella ricerca delle parti di se credute perdute fino a quel momento.
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Il personaggio di Emily è scrigno di una forza sovrumana, conchiglia di una perla rara.
Inutile sottolineare che sono riuscita ad entrare molto in empatia con lei: delicata eppure instancabile, a tratti eterea, sempre fonte d’ispirazione.
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Quella di Miller, personalmente già conosciuto in “La traversata”, è una scrittura tagliente, capace di creare ambientazioni estremamente coinvolgenti.
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In un periodo in cui viaggiare è diventato difficile, sono stata felicissima di lasciarmi trasportare nello spazio e nel tempo da questo magistrale autore.
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