Non credo apprezzerete quello che sto per dirvi, ma devo farlo per forza:
questo non è un bel libro.
È leggero, uno di quelli che si leggono quando sei un’adolescente insicura, e quindi posso capirvi se vi starete chiedendo perché ne sto parlando.
La risposta non potrebbe essere più semplice: i libri di cui scelgo di parlarvi sono i libri che mi hanno lasciato qualcosa e che mi hanno fatta diventare la donna che sono ora.
Alessandro Baricco scrive che è una cosa complicata, trasformare una farfalla in una donna, e io vi assicuro che lo è davvero, ma i libri hanno reso il processo più semplice.
Non mi sono accorta del momento preciso in cui sono diventata Donna e ho smesso di essere ragazzina, o addirittura bambina, perché ancora oggi piango quando racconto qualcosa che mi tocca o rido in momenti in cui bisognerebbe rimanere seri.
Eppure questo libro è stato uno di quelli che mi ha reso donna forse ancor prima che la mia carta d’identità mi ritenesse tale.
A quindici anni, quando l’ho letto per la prima volta, non so cosa ci ho trovato.
È passato molto tempo e qualsiasi deduzione ora sarebbe sfumata in una sensazione che non sento più mia, ora che ne ho ventisette.
Ma quello che ricordo benissimo di questo libro è che tra le sue pagine io ho ricominciato a capire come si sorrideva, come si faceva a guardarsi allo specchio senza necessariamente odiare l’immagine che ci si presentava di fronte.
Con questo libro ho capito come mangiare di nuovo senza esserne terrorizzata.
Le sue pagine, per quanto leggere, mi hanno in qualche modo aiutata a instaurare nuovamente un rapporto equilibrato con il cibo, e credo di poter sentire ancora la leggerezza che mi è rimasta addosso quando l’ho concluso: era come se mi si fosse tolto un peso dallo stomaco, il che sembra quasi assurdo perché pensandoci non credo di aver mai avuto lo stomaco più leggero di quanto non fosse in quel periodo.
L’ho riletto molte volte, e quando le pagine finivano il peso che rimaneva sembrava alleggerirsi sempre di più, fino a quando mi sono ritrovata, non si sa come, ad essere più pesante sulla bilancia, ma più leggera dentro.
Un libro bello ha sicuramente moltissimi lati positivi, ma un libro vissuto credo ne abbia qualcuno in più.
Ho saputo che "Ti dedico una canzone" è stato ristampato con un titolo diverso anni dopo, qualcosa come “Ascolta il tuo cuore”, e credetemi che io il mio cuore, da quando ho iniziato a capire che non ci dovevo più fare la guerra, l’ho ascoltato sul serio.
Forse anche grazie a questa storia e a quello che, a quindici anni, è riuscita a mostrarmi.
Non so dire di per certo cosa, ma credo somigliasse molto ad una versione di me felice.
Non smetterò mai di ringraziare l’autrice per aver saputo, nella sua leggerezza, aiutarmi a sbocciare e a trasformarmi in qualcosa che credo onestamente sia eccezionale: qualcuno che riesce a guarire da ciò che si autoinfligge.
È la sfida più dura, ma se si vince, ed è la soddisfazione più grande che si possa ottenere.
Amatevi, ascoltatevi e capitevi.
Siete l’unico libro che non vi deluderà mai.
Oggi vi abbraccio un po’ più stretti.
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